Basilicata in Camper
- 27 Agosto 2025
- Viaggi e Itinerari
- Posted by Laura Bonicoli
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La Basilicata è una terra pressoché sconosciuta, gli unici turisti che ci vanno visitano Matera o Maratea, molto interessanti sia dal punto di vista naturalistico che storico/artistico.
E’ una terra dalla lunga storia abitata da popolazioni italiche come gli Enotri ed i Dauni, poi conquistata dai Sanniti, colonizzata dai Greci ed infine conquistata dai Romani. Nel medioevo fu dominata da Longobardi, Bizantini e Normanni. In età moderna passò sotto il Regno di Napoli e poi quello delle Due Sicilie, fino all’Unità d’Italia nel 1861.Purtroppo è una regione che si è fortemente spopolata nel XX secolo con emigrazione verso il Sud America, il Belgio, la Germania, ed è stata devasta quasi ogni secolo da forti terremoti per cui rimangono relative testimonianze del suo ricco passato.
È una terra verde, ricca di fiumi, laghi e cascate; montagne bellissime come le Dolomiti Lucane ed il Parco nazionale del Pollino; musei archeologici interessantissimi, di incantevoli paesini arroccati sul cucuzzolo delle montagne. E’ una regione dal cibo genuino dove le mucche podoliche pascolano esclusivamente all’aperto, la carne è ottima, il caciocavallo eccezionale, L’Aglianico a rischio sbronza

La gente è al primo approccio ruvida ma poi gentilissima: un posto dove puoi ancora parlare con chi incontri e conoscere le storie del luogo dalla viva voce degli abitanti, la gente si trova al bar al pomeriggio e si conosce tutta. È un posto tranquillo, autentico, dove il camper ed i visitatori sono accolti con grande piacere.
È un posto per gli sportivi: si può fare rafting, trekking, arrampicata e per gli amanti dell’adrenalina c’è il Volo dell’Angelo ed i Ponti Tibetani.
In ultimo è un posto conveniente dove puoi cenare con 20/25 euro ed andare al mare, ombrellone e due lettini, con 10.
Qualche informazione tecnica: il nostro camper era un Laika Kosmo 319 (letti singoli in coda) di 6,99 metri, che si è comportato in maniera esemplare. Abbiamo percorso all’interno della Basilicata in 14 giorni circa 800 chilometri. La temperatura è stata sempre piacevolmente fresca (mentre il resto d’Italia, Dolomiti comprese, si moriva di caldo).

27/7 Partiamo verso le 9 da Monte Faito sulla penisola sorrentina. Per fortuna sulla strada non c’è molto traffico perché la strada è molto stretta. Non prendiamo autostrada: da Vico Equense fino a Salerno, poi Benevento. Arriviamo a Venosa verso le 13. Ci fermiamo al parcheggio gratuito di fronte all’area archeologica che visitiamo senza sforzo perché nonostante l’ora, c’è un piacevole venticello fresco. I resti della città romana sono interessanti ma l’enorme chiesa romanica mai terminata, detta appunto L’Incompiuta, è veramente bellissima. Il centro di Venosa è tenuto benissimo, molto ben conservato e grazioso. Pranziamo in un bar molto carino Gaudete Café e Bistrot che affaccia sulla piazza della Cattedrale, dove mangiamo delle ottime orecchiette alla lucana (salsicce con finocchietto) anche se un po’ pesanti da digerire.
In fondo alle due vie principali, Via Vittorio Emanuele e Via Garibaldi, c’è il Castello circondato da un fossato ed una piacevole piazza semicircolare, Piazza Umberto I, che ospita vari caffè e ristoranti.
All’interno del Castello è ospitato un Museo Archeologico molto interessante anche se siamo gli unici visitatori.
Ci spostiamo poi a Melfi dove parcheggiamo in centro al parcheggio di Vico Sant’Agostino vicino al parco Federico II. A piedi raggiungiamo il Castello Federiciano dove è ospitato un importante Museo Archeologico dove si trovano due magnifici sarcofaghi romani ed i corredi funebri di tombe di guerrieri Dauni, popolazione italica, (tumulazione in posizione fetale) e dei discendenti dei Sanniti, i futuri lucani, tumulati in posizione supina. I manufatti, di notevole qualità, risentono dell’influenza greca. Il centro di Melfi è su un’altura che si percorre tramite scale come, impareremo poi, tutti i centri abitati della Basilicata.
Verso le 18 ci spostiamo verso i vicini Laghi di Monticchio, due laghi contigui di origine vulcanica. E’ domenica e c’è molta gente. Il lago grande non ha praticamente rive tranne quella dell’unico campeggio che però è chiuso “per problemi tecnici”. Parcheggiamo lungo la strada per il lago piccolo che è quello attrezzato: c’è un piccolo battello per fare il giro del lago, si possono affittare dei pedalò, o si può fare il giro del lago a piedi o bici lungo il sentiero lungolago. Ci sono anche vari ristoranti e bancarelle. Compriamo un po’ di frutta e percorriamo il lungo lago. A metà percorso, una quarantina di minuti in totale, ci sono i resti di un’antica abbazia. Il lago piccolo è dominato in alto dall ‘Abbazia di San Michele ma adesso è tardi e quindi decidiamo di andarci il giorno dopo. Cena in camper. Tutta la gente verso le 22 va via per cui dormiamo freschi e tranquilli.
Dove sostare: a parte il già citato campeggio, lungo la strada che costeggia il lago da una parte ed un bosco attrezzato dall’altra si può tranquillamente sostare.
28/7 Al mattino ci incamminiamo verso l’Abbazia ma scopriamo che è chiusa (è aperta al mattino dal martedì alla domenica, pomeriggio fino alle 17 ma-ve-do). Ci inerpichiamo fino al belvedere: il sentiero non è segnato ed è un po’ franato ma niente di che e la vista ripaga la passeggiata. Volendo ci sono delle passeggiate più impegnative da fare: fino al Monte Vulture (3 ore) ed al paese di Sant’Andrea (4 ore) ma non avendole fatte non so se i sentieri siano segnati. In generale ci dicevano che in Basilicata essendoci una moltitudine di sentieri alcuni sono poco segnati per cui conviene scaricarsi un APP (noi abbiamo usato Kamoot).
Visitiamo la panoramica chiesa dell’Abbazia con l’abside, la chiesa originaria, scavata nella roccia, molto suggestiva.
Scendiamo giù e partiamo verso Lagopesole percorrendo una bella strada tra i boschi con qualche tornante ma fattibilissima (seguire dal lago piccolo indicazioni per Potenza). Lungo la strada ci fermiamo a fare la spesa in un discount fornitissimo dove compriamo dell’ottimo caciocavallo stagionato e la salciccia con il peperone crusco). A Lagopesole il camper va lasciato ai piedi del Castello dove non c’è un parcheggio vero e proprio ma non essendoci nessuno non è un problema parcheggiare. E’ lunedì per cui il castello è chiuso ma lo vediamo da fuori, meno bello di quello di Venosa ma in una posizione suggestiva sul cucuzzolo. Pranziamo in camper e raggiungiamo i Palmenti di Pietragalla. Sembra il villaggio degli Hobbit. Queste costruzioni a forma di capanne coperte di erba semicircolari risalgono ai primi del’800 e servivano per la pigiatura e la fermentazione dell’uva; le vasche collegate fra di loro sono scavate nel tufo e ci si accede da dei portoni con architravi in pietra. La particolare esposizione di questi palmenti (dal latino paumentum=battere, pigiare da cui anche il nostro pavimento) garantivano una temperatura ideale per la fermentazione del mosto e la conservazione del vino. Ogni famiglia di Pietragalla ne aveva uno per questo sono così tanti. Ci spostiamo poi nel paese sulla collina di fronte Acerenza, vicino in linea d’aria ma ci vogliono 20” per arrivare, dove c’è una bellissima Cattedrale soprattutto da fuori perché dentro è stata rifatta nel 1800 ma ha una bella cripta affrescata della fine del 1400. Lungo la strada passiamo sotto la diga che regge l’invaso di Acerenza.
La nostra meta finale è Potenza la città delle scale nonché capoluogo più alto d’Italia con i suoi 890 metri. Potenza si sviluppa su 4 colline e sembra molto più grande dei suoi 68000 abitanti. La città vecchia è collegata agli altri colli dalle scale mobili più lunghe d’Europa e da una metropolitana. L’aver subito 4 devastanti terremoti, di cui l’ultimo nel 1980, ha snaturato la città ed ormai rimangono poche vestigia del suo passato, giusto qualche tratto di mura. Anche le chiese più antiche sono interamente rifatte all’interno ed il centro è colonizzato dai palazzi. Il corso principale, Via Pretoria è vivace e con molti negozi; ci fermiamo a prendere un aperitivo in un locale molto carino Lottino Spirits gestito da due ragazzi tornati da Milano con la voglia di fare qualcosa a casa loro. Il risultato? Una produzione di liquori fatti con antiche ricette rivisitate, in particolare gin ed amari, ed un piccolo bar di tendenza assolutamente consigliato. Il locale si affaccia sulla Piazza Pagano dove si trova il Teatro Stabile ed il Palazzo del Governo. Ceniamo lì vicino ai Goblins pizzeria ristorante dove prendiamo un buon baccalà con patate e Paolo si beve una bella Guinness. Piove e la temperatura è decisamente freschetta, scendiamo giù al parcheggio tramite le scalette e dormiamo con il piumone.
Dove sostare: Noi abbiamo parcheggiato al parcheggio di Via Zara in piano, con possibilità di fare acqua e scaricare. Con le vicine scale mobili (costo €1 aperte fino alle 21) si raggiunge facilmente il centro.

29/7 Ci svegliamo tardi, facciamo colazione presso la Pasticceria Romano, vicino entrata scale mobili, che ci avevano giustamente consigliato ed andiamo a visitare il Museo Archeologico praticamente vuoto ma che vale veramente visitare per capire la storia antica della Basilicata e con una mole di reperti notevole sia per quantità che per qualità. Usciti da lì vediamo la Torre Guevara e giriamo ancora un po’ per Potenza. Torniti al camper scarichiamo e carichiamo acqua e partiamo per Castelmezzano nelle Dolomiti Lucane. Per noi toscani le Dolomiti Lucane con le loro formazioni rocciose aguzze ricordano le Apuane, molto belle. Parcheggiamo nel parcheggio a pagamento a destra subito all’uscita del tunnel perché il parcheggio giù in paese è solo per le auto. Il paese si raggiunge in 5” con una strada ripida che si imbocca dall’altro lato della strada di fronte all’ingresso del parcheggio. Pranziamo in camper, anche se ci avevano fortemente consigliato il Ristorante Peperusko, e poi scendiamo a visitare il paese molto grazioso, sembra un presepe arrampicato alle falde di vette frastagliate. Il paese è molto vivace, pieno di ristoranti e bar ed anche frequentato (i primi!) da turisti. Facciamo i biglietti per il volo dell’Angelo (la biglietteria chiude dalle 13 alle 14,30. Dal 1/5 al 30/6 aperti solo il finesettimana; dal 1/7 al 15/9 tutti giorni fuori che mercoledì. Dal 15/9 al 9/11 solo fine settimana. Si può prenotare online). Abbiamo fortuna perché dei ragazzi davanti a noi hanno spostato orario così ci tocca subito alle 15 (noi non avevamo prenotato ed invece specie se si hanno problemi di orario conviene). Lasciamo gli zaini in camper, consentiti solo cose molto piccole, e ci mettiamo maglietta e k-way. Dal paese davanti all’Info Point una navetta parte e ci porta più in alto e poi con una camminata di 15”, su lastricato ma piuttosto irta, si arriva al punto di partenza a 1020 metri da cui, con un volo di circa un chilometro e mezzo, raggiungiamo Pietrapertosa a 888 metri, paese delizioso e più alto d’Italia con i suoi 1080 metri. Lo strapiombo fa paura ma una volta partiti ci si gode il panorama. Arrivati a Pietrapertosa facciamo merenda con taralli e biscotti comprati lì e ci prepariamo al volo di ritorno che ci riporta a Castelmezzano.
In entrambi i paesi ci sono i resti dei castelli che danno i nomi ai paesi: Castelmezzano ossia il castello di mezzo; Pietrapertosa perché il costone roccioso per costruire il castello fu forato, pertuso=buco.
Volendosi fermare per qualche giorno in questa bella zona c’è la possibilità di fare camminate e per i più sportivi ferrate.
Ci spostiamo verso l’entrata della via Basentana presso l’Agriturismo Molino della Contessa che ha l’aria un po’ trasandata e abbandonata ma dove ci possiamo rilassare a leggere e scrivere a bordo piscina. Ceniamo in maniera fantastica con tutti i prodotti dell’agriturismo: ricotta, caciocavallo, coppa, carne, insalatine, peperone crusco vino aglianico fruttato buonissimo che ci ubriaca un po’ (ma tanto noi abbiamo il letto qui fuori). Il proprietario ci spiega che per scelta non vuole troppi clienti perché non ce la fa con il lavoro della terra (coltiva ed alleva mucche) per cui il ristorante lavora prevalentemente nel finesettimana.
Dove dormire: Agriturismo Molino della Contessa. Il posto è bellissimo vicino ad un fiume ed ai piedi dei calanchi però non ha una vera area dedicata (noi abbiamo dormito parcheggiati fra i trattori) ma il proprietario ci ha detto che ha intenzione di creare delle piazzole attrezzate.
30/7 Mi sveglio presto e faccio una bella camminata arrampicandomi sui calanchi e poi lungo il fiume. Al ritorno doccia, colazione, carico e scarico e ripartiamo per Sasso Catalda. Arrivati nella piazza principale chiediamo informazioni e ci dicono di andare al bar perché il barista è anche Sindaco. Però l’ufficio informazioni che ci indica è chiuso e la biglietteria dei Ponti Tibetani chiusa anch’essa perché sono aperti solo il fine settimana. Facciamo un po’ di spesa, giriamo per il paese, ammiriamo il panorama dalla Terrazza in vetro nei pressi dei ruderi del castello. Ci dicono che c’è una passeggiata fino ad arrivare al recinto dei Cervi ma noi optiamo per fare il giro intorno ai ponti tibetani (veramente paurosi, specialmente il primo altro che Volo dell’Angelo) e poi ci infiliamo in un sentiero chiuso, credo perché porta alla via ferrata, ma scendiamo nel bosco fino al fiume e poi fino alla strada che congiunge Satriano a Sasso Catalda e risaliamo fino al parcheggio del camper.
Ripartiamo verso le Cascate del Tuorno vicino a Savoia di Lucania. Parcheggiamo il camper all’inizio del sentiero e mangiamo qualcosa. Poi ci incamminiamo (consigliate scarpe chiuse) perché il sentiero è ripido anche se dotato di corrimano.
Andiamo prima verso la Cascata Grande ed arrivati in fondo non ci sono più indicazioni: giriamo a sx lungo il fiume ma capiamo che non è giusto per cui torniamo indietro e passato il ponticello proseguiamo dritti ed in salita per un sentiero ben tracciato ma anche questo finisce nel nulla. Allora riscendiamo e subito dopo il ponticello giriamo a destra lungo il fiume e finalmente troviamo il sentiero giusto che conduce alla bella cascata dove c’è anche una pozza dove fare il bagno (acqua gelida).
Anche qui non c’è nessuno. Seguendo poi le indicazioni per le Cascate Piccole/ Via dei Mulini proseguiamo per il sentiero per escursionisti esperti, in realtà un sentiero stretto ma senza particolari difficoltà a parte dover strisciare sotto un pietrone. Si arriva ad una serie di polle bellissime dove ci facciamo un altro gelido bagno. Belli freschi risaliamo al camper e torniamo indietro fino a Sant’Angelo Le Fratte. Visitiamo il paese con i suoi murales dove insieme ad alcune fiabe viene raccontata la storia di Juan Caramel Cardinale dall’estro poliedrico (matematico, astronomo, architetto) che nel 1600 fu destinato a Sant’Angelo e qui fondò la prima stamperia del Sud Italia per pubblicare i suoi trattati. Scopriamo che la sera ci sarà Valerio Aprea di Propaganda Live e decidiamo di fermarci lì per la notte. Lo spettacolo è divertente ed alle 22 passate ci inerpichiamo in cima al paese perché ci hanno consigliato questo enorme e frequentatissimo ristorante La Cantina dove mangiamo dell’ottima carne per ben €15 a testa (grigliata di carne, contorno, dolce, acqua e vino)!
Dove dormire: quando siamo arrivati stavano ultimando i lavori ad un grosso parcheggio in piano ed illuminato subito prima del paese. Noi abbiamo parcheggiato poco più su lungo la strada per Satriano in una piazzola tra gli alberi parallela alla strada



31/7 Al mattino con calma partiamo e visitiamo Satriano il terzo paese dipinto che insieme a Sant’Angelo e Savoia formano la Valle più dipinta d’Italia. Satriano è molto carino ed i suoi murales narrano le storie di emigrazione, in Sud America ed in Belgio a lavorare nelle miniere; le storie del “Moccio” un bambino di argilla creato da una coppia senza figli che però poi si pentì perché il bambino era molto dispettoso ed alla fine lo murarono vivo in una stanza; la vita del pittore Giovanni di Gregorio detto da Pietrafesa, antico nome di Satriano. Il paese di Pietrafesa fu distrutto, dice la leggenda anch’essa narrata nei murales, dalla Regina Giovanna di Napoli che si era invaghita del baronetto locale che però si innamorò di una damigella di Giovanna che scappò con lui. Giovanna per vendetta assediò e poi distrusse il paese. Altri murales parlano dei personaggi del carnevale come l’Eremita coperto di edera che a primavera scende dai monti per bussare alle porte con un ramo di pungitopo chiedendo l’elemosina.
All’ora di pranzo ci spostiamo verso Marsico Nuovo e da lì in mezzo ai boschi a Piano del Lago, un pianoro con in mezzo un laghetto dove pascolano cavalli con puledrini. Mangiamo lì in camper e poi imbocchiamo un sentiero in mezzo ad una bella faggeta che porta fino al Monte Cavello da cui si gode un bellissimo panorama sulle valli e gli altri monti (3 ore andata e ritorno). Di nuovo in camper raggiungiamo Grumentum l’area archeologica di Grumento Nuovo. I resti non sono particolarmente significativi perché, a parte il Teatro e l’Anfiteatro, rimangono solo le fondamenta. Nel Teatro si tengono spettacoli ma non stasera. Il Museo ha poche sale ed è deserto come del resto l’area archeologica.
Dove dormire: Agriturismo La Vecchia Quercia, belle piazzole attrezzate con corrente ma non consigliato il ristorante che tra l’altro è lontano da lì.
1/8 Scopriamo con dispiacere che il grande lago formato dalla diga del Pertusillo non è praticamente visitabile, nessun sentiero lungolago né battelli per fare un giro così ci limitiamo ad ammirarlo dalla strada provinciale che lo costeggia. Il livello è molto basso come tutti gli invasi visti fin ora perché non piove da due anni. Andiamo a Gallicchio a trovare un signore che conosciamo, Giovanni, che ci racconta tutta la storia del paese, piuttosto deturpato dalle costruzioni anni 60/70 anche se con un panorama strepitoso. Passiamo tutta la giornata lì conoscendo tutti i parenti di Giovanni ed anche molte altre persone. Poi andiamo a trovare l’ennesima nipote che ha una fattoria con capre, pecore, galline e mucche tutte che pascolano felici nei dintorni. Compriamo uova fresche, pomodori ed un pecorino buonissimo misto di latte di pecora e capra. Alle 19 ripartiamo e ci spostiamo nella vicina Aliano. Il paesaggio è spettacolare ed il paese sapientemente restaurato e curato tutto incentrato sulla figura di Carlo Levi, pittore (c’è il Museo con le sue opere), e scrittore che qui fu confinato ai tempi del fascismo e scrisse il celeberrimo “Cristo si è fermato ad Eboli”. Parliamo con alcuni alianesi che ci spiegano che all’epoca gli abitanti, o almeno una buona parte, non amavano molto Carlo Levi, era uno straniero dicevano che addirittura facesse andar male i raccolti, ed in seguito non apprezzarono il libro perché li descriveva come poveri ed arretrati come del resto erano. Poi in seguito sulla scia della fama di Levi c’è stata la rinascita di Aliano. Passeggiamo fino alle 21, birretta al bar e poi a nanna.
Dove dormire: Aliano ha un’area di sosta camper comunale vicino al centro con scarico gratuito e carico acqua a pagamento, poco ombreggiata ma ventilata.

2/8 Ci alziamo come al solito tardi ed iniziamo la nostra camminata per i Calanchi di Aliano alle 10.30 sotto lo schiocco del sole. Il sentiero è segnato solo all’inizio per cui seguiamo Kamoot. Il percorso, 8 chilometri con dislivelli di 370 metri, è abbastanza impegnativo soprattutto per il caldo ma il panorama bellissimo, sembra un paesaggio lunare. I calanchi sono formati dall’erosione del terreno argilloso da parte delle piogge che formano così una serie di creste affilate. Torniamo alle 13 in paese, doccia, ci cambiamo e siamo pronti per il nostro pranzo dalla Contadina Sisina che ci avevano raccomandato: menù fisso a 35 ma andateci molto affamati perché vi faranno assaggiare tutte le specialità della zona pasta fatta in casa, frittelle, torte salate, polpette di mollica al sugo, involtini di melanzane con latte di capra, farinate, agnello arrosto, strascinati con i pomodori cruschi ( i più buoni tra quelli mangiati) insomma ci alziamo da tavola che stiamo per scoppiare ( e siamo due buone forchette).Tra camminata e mangiata siamo K.O. Riposino e poi ci spostiamo a Craco distante una quarantina di minuti, una strada che vale il viaggio con panorama meraviglioso. Abbiamo prenotato la visita per 17.30 l’ultima che consente anche l’ingresso al museo, quella successiva delle 18.30 no. Siamo solo in quattro, noi ed un’altra coppia di camperisti di Urbino, con la nostra guida Martino molto brava. Craco era un paese piuttosto ricco e lo si vede dai suoi palazzi. La sua rovina è stato l’ampliamento degli anni ’50 in cemento armato che ha fatto crollare con il suo peso il calanco sul quale poggiava. La parte vecchia in alto non fu interessata dalla frana e si può vedere chiaramente rivedendo il film di Rosi “Cristo si è fermato ad Eboli” che fu girato nel 1977 poco prima che il terremoto del 1980 la rendesse inagibile. Dopo il terremoto il paese fu abbandonato ed i paesani trasferiti in una nuova cittadina, Craco Peschiera, in pianura vicino alla ferrovia. La visita è molto interessante e consigliata. Il museo è vicino alla biglietteria e consiste in un’illustrazione multimediale con vecchie foto. Del vecchio monastero dei frati Cappuccini, un tempo enorme, rimangono solo poche stanze intorno al chiostro. Do da mangiare a dei gattini che stanno lì ma di cenare manco a parlarne.
Dove dormire: Davanti alla biglietteria/Museo c’è una zona pianeggiante e noi abbiamo dormito lì con vista da una parte sulla vallata, dall’altra su Craco dove di notte le case diroccate si illuminano da dentro come se fossero abitate, una visione molto suggestiva.
3/8 Su consiglio della guida Martino andiamo a Policoro a mezz’ora da Craco, sul litorale ionico metapontino dove c’è un importante museo archeologico. Il museo è molto interessante con reperti dell’antica Sirti (greca) poi Heraclea (romana). Decidiamo di concederci una mezza giornata di relax ed andiamo verso il mare seguendo le indicazioni per spiaggia libera ma poi arrivati lì optiamo per uno stabilimento, Il Lido del Carabiniere, molto carino e pure economico. Mare pulito e lunga spiaggia con piacevole venticello. In serata ci spostiamo a Latronico dove ho letto che ci sono delle terme. Cena da Nonna Vera buon ristorante gourmet con prezzi più alti della media ma menù con piatti della tradizione e non, rivisitati. Il paese è molto vivace e pieno di gente.
Dove dormire: Area di sosta camper comunale a pagamento ma non siamo riusciti a pagare, in teoria con un Qrcode. L’area è verde, ombreggiata e attrezzata. È fuori dal paese circa un chilometro e mezzo, infatti, noi per mangiare abbiamo prima parcheggiato al parcheggio del paese un po’ in discesa e adatto solo a camper entro i 7 metri.

4/8 Operazione di carico e scarico e poi ci spostiamo alle terme a circa 4 chilometri di distanza. Le Terme Lucane o di Latronico sono immerse in un bel parco ombreggiato dove si può anche sostare però alla sera chiudono i cancelli. Il parco è gratuito, si pagano solo i trattamenti e la SPA all’interno dell’edificio. Noi facciamo la Spa che è solo per noi, bagno turco, sauna, idromassaggio ed io faccio pure un massaggio. Conviene andare presto perché l’edificio chiude alle 12.30. Torniamo al camper pranziamo e poi andiamo ad esplorare il parco. C’è una parte con prato che ospita un’opera di Anish Kapoor, il Cinema di terra, e poi una parte con tutte le cascate che risaliamo fino a che la selva ce lo consente.
Ci muoviamo alla volta di San Severino Lucano nel Parco Nazionale del Pollino. Qui abbiamo letto c’è un’area di sosta camper ma non l’abbiamo trovata. Il tempo sembra volgere al brutto quindi decidiamo di salire con il camper subito su alla giostra panoramica di San Severino opera di Carsten Holler che per fortuna troviamo aperta. E’ una vecchia giostra anni 60 che gira molto lentamente e permette di godere del panorama del Parco del Pollino. La strada che sale su è stretta e tutta tornanti, guidatori avvertiti. Ci Parcheggiamo vicino ad una pizzeria a due passi dal centro carino, facciamo la spesa ad un market e ceniamo da La Tana del Lupo triste e mediocre.
Dove dormire. Salendo dalla provinciale prima della Pizzeria da Agostino c’è un piccolo spiazzo dove si ferma anche il pullman
5/8 Torniamo indietro per qualche chilometro da dove siamo venuti e ci fermiamo a Bosco Magnano da dove imbocchiamo il sentiero che risale il torrente Peschiera n.940 un percorso ad anello di circa 14 chilometri con salite leggere. Lungo il percorso incontriamo varie cascatelle e faggi secolari, si raggiunge il Lavaturo, poi un’area attrezzata forse per gli scout e lo Scivolo d’acqua (tutti ben indicati). Un tempo pare ci fosse un recinto con dei cervi ma poi sono scappati e non si possono più vedere. Rientriamo ora pranzo e siamo tentati di fermarci al Rist’oro Pollino dal quale proviene un bel profumo ma proseguiamo e ci fermiamo a comprare del formaggio alle bancarelle che costeggiano il parcheggio (non conviene formaggio di qualità mediocre a prezzi più alti). Ci muoviamo alla volta del Santuario della Madonna del Pollino. Lungo la strada troviamo la famosa area di sosta camper bellissima annessa ad un parco sportivo ma non aperta perché in attesa che trovino un gestore. Comunque noi suoniamo ed il custode gentile ci consente di entrare a scaricare il nero. La strada è tutta curve ma ad un certo punto dopo Mezzana, quando inizia la salita al santuario, c’è scritto che è vietato l’accesso ai veicoli superiori ad un tot di larghezza per cui noi a regola non possiamo salire. Allora telefoniamo al proprietario del Rifugio che sta in cima e ci dice che possiamo salire. Diciamo che i nostri 7 metri sono un po’ al limite. La fortuna vuole che vista l’ora non incontriamo nessuno perché la strada è stretta ed in certi punti per trovare uno slargo avremmo dovuto fare una lunga marcia indietro, inoltre, i tornanti sono piuttosto stretti. Comunque arriviamo e decidiamo di pranzare, anche se è un po’ tardi al Rifugio Il Pino Loricato, ottimo. Tra l’altro il proprietario è un camminatore per cui ci spiega tutti i sentieri. Visitiamo il Santuario a 1537 metri di altezza che comprende la chiesa, la Casa del Pellegrino ed altre costruzioni. Il Santuario è sorto a seguito di un’apparizione della Madonna ad un pastore intorno al 1720. La statua della Madonna viene portata su a piedi tutte le estati per poi a settembre essere nuovamente riportata a San Severino.
Decidiamo di fare una breve passeggiata fino al Punto Panoramico ma ci prende la pioggia e dobbiamo tornare indietro. Passiamo il resto del tardo pomeriggio a chiacchierare con tre ragazzi di Potenza che sono appena tornati da tre delle cinque cime del Massiccio del Pollino. Cena in camper.
Dove dormire: sotto il rifugio c’è un bello spazio abbastanza in pianura. Si può fare acqua alla fontanella più avanti.
6/8. Partiamo presto (l’esperienza dei Calanchi di Aliano a qualcosa è servita) e ben equipaggiati per eventuali acquazzoni e provviste di cibo e acqua. La nostra meta è Il Giardino degli Dei presso la Serra di Crispo dove si possono ammirare i pini loricati, una varietà presente solo in questa zona. Il sentiero è ben segnalato ed a parte un pastore all’andata non incontriamo nessuno, circa 3 ore. Panorama bellissimo sulle cime del Parco,( Dolcedorme, Ciavole, Serra del Prete, Pollino) vallate verdi, faggete e boschi per poi arrivare a 2056 metri con lo sguardo che arriva fino al Mar Ionio ed un giardino davvero degli Dei. Una curiosità: il Monte Pollino che dà il nome al Parco, con i suoi 2248 metri, non è il più alto ma il più famoso nell’antichità. Era infatti dedicato ad Apollo e considerato un monte sacro.
Mangiamo pane e formaggio ed iniziamo la nostra discesa. Sulla via del ritorno incontriamo un gruppo di escursionisti e tre famigliole. Ci fermiamo al famoso Punto Panoramico che adesso, dopo quello che abbiamo visto, tanto panoramico non ci pare. In tutto con le soste circa 6,5 ore. Arriviamo stanchi e felici e dopo un piccolo riposino ripartiamo verso Laino Borgo che in realtà è già in Calabria. La strada è tortuosa e passa vicino a Rotonda e Castelluccio, inferiore e superiore, graziosi paesini sui cucuzzoli. Arriviamo a Laino, paese molto grazioso nel pomeriggio e ci fermiamo al campeggio del Rafting. Ci sistemiamo e prenotiamo il rafting lungo per l’indomani. Il campeggio ha una specie di piscina e lì intorno ci mettiamo a leggere e fare aperitivo. Cena in camper
Dove dormire: Area sosta Pollino Rafting a Contrada Petrosa prima del paese di Laino. I proprietari non sono particolarmente gentili ma è vicino al Fiume dove si può prendere il sole e fare bagni gelidi ed ha bei bagni puliti che sono del campetto di calcio lì accanto.


7/8 Al mattino andiamo sul fiume a leggere e facciamo il bagno ma l’acqua è veramente fredda. Alle 13 abbiamo il rafting ma fra una cosa e l’altra partiamo dal campeggio già tutti bardati con mute e caschi alle 14. La partenza è ha dieci minuti di furgone dal campeggio. Un po’ d’istruzioni di pagaia e poi si parte. Le Gole del fiume Lao sono bellissime per cui si consiglia vivamente l’escursione che abbiamo fatto noi cioè quella di tre ore che percorre tutte le gole. Purtroppo, non abbiamo foto perché non si può portare nulla e il servizio fotografico che ti fa il Rafting costa 40 euro, veramente esagerato. Lungo il fiume dal paese di Laino parte un sentiero che costeggia le gole ma solo per un tratto breve. Tra rapide, cascatelle arriviamo al Lao River Camp che è il punto di arrivo. Se qualcuno venisse in tenda o con un piccolo furgone questo campeggio sarebbe consigliato perché veramente idilliaco ma non per i camper sia per le rare piazzole, sia per la strada di accesso con delle salite così appese che anche il nostro furgoncino fa fatica a salirle. Per tornare al campeggio si impiega quasi ¾ d’ora e quindi arriviamo alle 18 passate. Non vogliamo dormire nuovamente lì per cui ci spostiamo a Maratea al Camping Village che ci era stato consigliato. Ceniamo al ristorante/ pizzeria del campeggio dove mangiamo una pizza molto buona.
Dove dormire: Camping Village Maratea, sul mare ma circondato da una rete con cancelli che a sera vengono chiusi quindi anche se noi avevamo la piazzola sul mare sembrava di stare in gabbia. Inoltre, è proprio un villaggio con tanto di animazione e musica fino a mezzanotte. Invece subito dopo, ma noi lo scopriremo l’indomani, ci sono due aree di sosta camper poco ombreggiate ma anch’esse sul mare ed oltretutto la prima ha un bellissimo stabilimento balneare mentre il campeggio ha solo spiaggia libera.
8/8 Giornata di relax. In realtà volevamo andare a fare un’escursione in barca ma la sera prima abbiamo telefonato e non c’era posto in nessuna compagnia per cui se pensate di fare delle escursioni, e credo ne valga davvero la pena, prenotate per tempo.
Marvin escursioni tel. 3388777899 Nautilus tel. 3343545085 Dea Maris tel.3474060598
Non ci fermiamo alla spiaggia del campeggio molto affollata ma proseguiamo verso destra fino ad uno stabilimento vuoto e tranquillo dove passiamo tutta la giornata al mare a leggere e rilassarci. La sera, nonostante la giornata di riposo, siamo stanchi e ceniamo nuovamente al ristorante del campeggio.

9/8 Oggi vogliamo visitare Maratea che decidiamo di raggiungere in pullman. Parcheggiamo il camper fuori del campeggio e prendiamo il bus che si ferma proprio davanti al campeggio. Il Bus sarebbe comodo ma passa solo 2 volte al giorno (9.30-13.40-16.55 ma non c’è poi ritorno) e per il ritorno ultima corsa è alle 16.10 (8.45-12.55-16,10) per cui non può essere usato per andare di sera a Maratea. La strada però è stretta e tortuosa e viene chiusa al traffico per le ore notturne. Ci godiamo il tragitto, circa mezz’ora, e arrivati a Maratea il bus fa fare un giro panoramico visto che si ferma alla stazione, alla spiaggia di Maremorto, al porto, in centro ed al santuario del Cristo Redentore. Scendiamo in centro a Piazza Vitolo e trascorriamo le successive tre ore camminando per le strade del paese vecchio fino alla cima, vedendo chiese (anche se la chiesa principale S.Maria Maggiore è chiusa, da anni, per restauri) ed esplorando vicoletti. Vediamo Il Palazzo De Lieto che ospita le opere molto gradevoli di un pittore locale del ‘800/900 Angelo Brando. Dal palazzo, tra l’altro, si gode un bellissimo panorama. Stranamente, essendo Maratea una località turistica rinomata, appena si esce dal centro ci sono molte case, anche molto belle, abbandonate. Facciamo una merenda in un locale della piazzetta principale con granita al limone e Bocconotto, tipo pasticciotto pugliese ma con le amarene.
Rientrati al camper ci incamminiamo verso casa e, nonostante sia una domenica da bollino nero, raggiungiamo Pisa senza intoppi in meno di 7 ore.
Dove parcheggiare: Se decidete di andare in camper a Maratea l’unico parcheggio capiente è quello di Piazza Europa.
Copyright di : Nicoletta Bacci Berlendi 25/08/2025
